Quando si “arrabbia” l’Ue mostra il vero volto

Comunque è bellissimo vedere la fermezza e lo stile con cui la Commissione Europea si fa valere.

Con il conto delle vittime da Covid in Europa che si dirige ad ampie falcate verso il milione di morti, la Commissione Europea ricorda ad Astrazeneca che il 19 marzo scorso aveva inoltrato un ultimatum sull’adempimento delle forniture vaccinali promesse (con cui il CEO di Astrazeneca deve aver acceso la pipa).

Ora alla Commissione sono palesemente tutto un fremito, un bollore, una furia incontenibile.

<Questa volta se non state ai patti ci arrabbiamo sul serio, eh. Non scherziamo mica.> <Guardate che vi facciamo un altro ultimatum, ma scritto in grassetto! – Ah, ecco, già vi vedo intimoriti.>

Secondo una tradizione di impotenza politica cui fortunatamente in Italia siamo abituati da mo’, la Commissione “si costerna, s’indigna, s’impegna / e poi getta la spugna con gran dignità”.

Ecco, a parte il riso amaro, il punto politico è semplice e diretto.

Avete un bello strillare sui giornali al “pericolo sovranista”. Il semplice problema è che qui di sovranità non c’è più nemmeno l’ombra. L’UE è un colosso economico ed un eunuco politico.

La si è voluta così. Non c’è nulla di accidentale.

Un sistema di blocchi reciproci, di legacci formali, di vincoli esterni costruiti ad arte con l’intento di esporre gli stati alla ‘disciplina dei mercati’.

Solo che quando si tratta di fare qualcosa di concreto per i cittadini europei, di organizzare interventi specifici di pubblico beneficio, ecco che l’UE si mostra per quella recita a soggetto che è.

Personaggi come Ursula von der Leyen, Valdis Dombrovskis, o Paolo Gentiloni sono lì solo perché metterci direttamente gli amministratori delegati della Royal Dutch Shell, BNP Paribas o Volkswagen sembrava brutto (e soprattutto perché hanno cose più serie di cui occuparsi).

Ma una volta esaurito il loro ruolo di ufficiali di collegamento del grande capitale, francamente di tutto il resto non è previsto che si occupino.

Sul loro contratto di assunzione il mansionario prevede che facciano periodicamente un po’ di ammuina, per poi delegare al potere salvifico dei mercati.

Finora, siccome le emergenze e le crisi colpivano di volta in volta singoli membri, era facile camuffare l’incapacità costruttiva. Era sufficiente colpevolizzare i perdenti per la loro sconfitta, in perfetto stile neoliberale, e tanto bastava.

L’intero repertorio politico richiesto per stare in quelle posizioni dirigenziali è rappresentato dall’accoppiata “blame the victim” + “richiesta di riforme strutturali market-friendly”.

A breve lo faranno fare direttamente a un algoritmo.

Oggi però che un destino cinico e baro gli ha messo sul cammino un problema dove non riescono a giocare al solito giochino, perché la botta l’hanno presa simultaneamente un po’ tutti, ora che servirebbe qualche attributo politico, tutto ciò che troviamo sono sceneggiate da legulei.

Eccoci nel mezzo della più grave crisi del secolo con una banda di quaquaraquà che si lanciano in sequenze di “lei non sa chi sono io!” e “le faccio causa!” da far invidia al principe De Curtis.

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