La mediazione cinese, l’arroganza occidentale

L’azione della Cina in Russia può forse apparire velleitaria, ma la risposta stizzita degli Stati Uniti (“è un inganno”) mi sembra ancora più fragile e inconcludente. E questo non solo perché Biden rischia di restare col cerino della guerra in mano, ma anche per il rilievo internazionale della visita di Xi Jinping.

La guerra in Ucraina sta infatti mostrando un carattere incredibilmente provinciale ed autoreferenziale di Usa, Europa cui si aggiungono Israele, Australia, Canada e Giappone. L’Occidente resta indubbiamente quella parte di mondo più ricca, influente e tecnologicamente (oltre che militarmente) avanzata del mondo. Ma è anche quella che più di ogni altra ha costruito la propria fortuna sullo sfruttamento dei paesi più poveri, sull’abuso della forza degli eserciti e sull’impunità internazionale.

Il mix di arroganza e attitudine colonialista degli stati più ricchi si scontra sempre di più con la ricerca da parte dei paesi esclusi di un nuove sponde, come la Cina e la Russia, per poter uscire dalla gabbia geopolitica tessuta a loro svantaggio. È interessante a questo proposito osservare come nelle ultime settimane sia sempre più significativo il disimpegno militare francese in molte realtà africane. Nel continente avanzano Russia e Cina con programmi economici e militari tutt’altro che trascurabili. Ha poi molto sorpreso la ripresa dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Iran. A questo poi si aggiungono la posizione del Brasile contro l’invio di armi a Zelensky, le ambiguità dell’India…

Insomma, al di fuori della fortezza Nato numerosi altri paesi subiscono sempre meno l’egemonia occidentale. Il viaggio di Xi Jinping si rivolge a loro. È per difendere le nuove relazioni economiche e militari che la Cina sta investendo nella costruzione del proprio prestigio politico per la pace, in contrasto con l’immagine di un Occidente capitanato dagli USA. Quante guerre ha provocato la Cina negli ultimi 70 anni e quante gli USA?

Sono poi notizia di poche ore fa le dichiarazioni del ministro delle finanze israeliano Smotrich secondo cui il popolo palestinese non esiste, è un’invenzione della propaganda. Dove vogliamo andare con questa arroganza?

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