Una lista di scopo per la pace e per non ripetere l’errore

Sinistra/Europee. Il dibattito della sinistra sulle pagine del manifesto su come presentarsi alle prossime elezioni europee.

di Maurizio Acerbo

Condivido le preoccupazioni di Emilio Molinari e Basilio Rizzo in vista delle ormai imminenti elezioni europee. E per questo sostengo dall’inizio l’appello di Michele Santoro e Raniero La Valle per una lista per la pace che metta al centro della campagna elettorale la deriva guerrafondaia dell’Italia e dell’Unione europea al seguito della Nato e degli Usa, lo stop all’invio di armi in Ucraina (rivotato da destra e Pd), il taglio delle spese militari, la solidarietà coi popoli palestinese e curdo, la riforma e il rilancio dell’Onu per la risoluzione delle controversie internazionali, il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari.

Una lista per la pace che non può non avere un programma di giustizia sociale e ambientale alternativo all’ordoliberismo europeo e alle politiche razziste e xenofobe. La proposta di Michele Santoro e Raniero La Valle ha il pregio di non proporre semplicemente sommatorie elettorali – che tra l’altro non sempre funzionano come verificato cinque anni fa con la Sinistra – ma un compito ben più importante e necessario, quello di far uscire l’Italia dalle guerre e dalle logiche di guerra, di portare nel parlamento europeo la voce di chi si riconosce nel ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione. La «lista per la pace» va fatta non tanto per unire i partiti ma per imporre la centralità della questione della guerra e la critica della deriva dell’Unione europea. Proprio per questo offre un terreno positivo di convergenza.

La «sinistra pacifista, ambientalista, dei diritti sociali e civili così ben scritti nella nostra Costituzione» ha il dovere di dare il proprio contributo superando ogni autoreferenzialità. Ricordo che anche alle elezioni politiche noi proponemmo la coalizione del fronte pacifista e quindi come Rifondazione Comunista abbiamo dato la nostra disponibilità alla costruzione di una lista «di scopo» che unisca su un programma condiviso chi ha assunto posizioni coerentemente contro la guerra.

Dentro Unione popolare abbiamo proposto una linea che coincide con quella riassunta dal portavoce Luigi de Magistris nel suo intervento su queste pagine e lavoriamo perché altre componenti come Potere al Popolo superino la propria posizione di contrarietà sulla base di un profilo programmatico convincente. Non abbiamo mai posto pregiudiziali.

Anzi nel mio intervento al congresso nazionale di Sinistra italiana lo scorso novembre ho proposto le medesime argomentazioni di Rizzo e Molinari, riprese anche da Alfonso Gianni e Vincenzo Vita. Ho invitato a non ripetere l’errore che nel 2009 fecero Sel e Rifondazione respingendo un appello unitario promosso da tante personalità della sinistra e dei movimenti, tra cui voglio ricordare compagni preziosi come Paul Ginsborg e Pino Ferraris.

Il risultato fu la dispersione di circa il 7% dei voti pur avendo entrambe le liste superato il 3%. Segnalo che una convergenza è stata sollecitata sia dal gruppo parlamentare europeo della Sinistra che dal partito della Sinistra europea. Purtroppo il gruppo dirigente di Si/Verdi per ora si è dimostrato impermeabile come ha potuto constatare anche Mimmo Lucano che da Riace aveva lanciato un appello. Ho la sensazione che Si/Verdi, essendo gli unici a sinistra del Pd nell’attuale parlamento, preferiscano correre il rischio di non avere eletti alle europee pur di conservare questo piccolo monopolio nello spazio della rappresentanza.

Spero che venga superata questa posizione autoreferenziale. Intanto è positivo che Michele Santoro abbia scritto che intende andare avanti a prescindere dalla partecipazione di questo o quel partito perché il progetto può e deve parlare molto al di là dei confini della sinistra e già ha perso mesi preziosi. Bisogna chiamare a raccolta tante energie e intelligenze che sono fuori dai partiti, ma soprattutto cercare di far emergere un sentimento popolare diffuso. L’Italia è il paese dove più forte è l’avversione verso la guerra. Possiamo lanciare un segnale importante in Europa.

Fonte: il manifesto

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